
Il lauril solfato di sodio (SLS) è un tensioattivo ultimamente al centro dei riflettori. Lo si può trovare nei saponi per l’igiene del corpo. Conoscerlo più nello specifico è un buon modo per considerarne il reale impatto sull’organismo. E’ davvero così pericoloso per la salute? Approfondire è la via per capire. Per Albogroup che produce sapone per conto terzi, la sicurezza è importante.
Etichetta e INCI: come riconoscere le sostanze
La potenziale efficacia è uno dei motivi che ci indirizzano verso la scelta di un prodotto. Questo vale per qualsiasi scopo ma è anche più vero quando si acquista un sapone. A un bagnoschiuma si richiede anche una buona dose di schiuma, proprio qui il Sodium Lauryl Sulfate ha un ruolo importante. Questo composto quindi non si trova spesso nell’etichetta commerciale dei classici detergenti ma si può ricavare dall’INCI posto sul retro.
L’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients riporta infatti la dicitura Sodium Lauryl Sulfate (SLS): questa sostanza si trova, in genere, nelle posizioni più in alto della lista. Già la presenza nell’INCI è indicativa dell’utilizzo di qualsiasi sostanza in dosi non dannose per l’organismo. Leggere una sostanza chimica non deve quindi spaventare poiché il prodotto è certificato ed etichettato affinché possa svolgere la sua funzione senza apportare danni. L’INCI è una lista di sostanze che non riporta la percentuale di ciascuna. Il rispetto dei limiti di sicurezza deve quindi tranquillizzare l’utilizzatore. L’etichettatura nell’industria cosmetica e dei detergenti è una garanzia, a prescindere dalla composizione chimica dei prodotti. Saperne qualcosa in più è comunque conveniente.
Lauril solfato di Sodio, fa male?
Partiamo da una precisazione fondamentale: Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e Sodium Laureth Sulfate (SLES) sono due molecole diverse. SLES è un derivato etossilato dello SLS, viene spesso addizionato ai prodotti che già contengono SLS. Sebbene il derivato sia ricavato da composti del petrolio, la sua funzione può essere considerata in modo positivo. SLS è un detergente particolarmente aggressivo ma, in miscela con lo SLES, la funzione tensioattiva viene mitigata. Sbirciando il biodizionario, il Sodium Laureth Sulfate è indicato come ingrediente cosmetico, tensioattivo ed è anche approvato nelle preparazioni vegan.
Vien da sé che anche la comune acqua potrebbe essere pericolosa, qualora fosse bevuta in quantità eccessive. L’uso di SLES nei prodotti per l’igiene della cute non costituisce una particolare fonte di rischio per l’uomo. È ovvio che i dati a disposizione confermano una sua potenziale azione aggressiva sulla pelle, è necessario però esporsi a dosi eccessive per far sì che la sostanza riesca ad aggredire in modo importante il film lipidico che riveste la cute umana. Considerando quanto specificato, è più temibile l’esclusiva presenza di SLS in virtù di un effetto mitigante da parte di SLES.
SLS e SLES: cosa sono e a cosa servono
Il lauril solfato di sodio (SLS) è un prodotto di derivazione naturale, la sua origine è soprattutto vegetale poiché viene ricavato a partire dall’olio di palma. Chimicamente viene classificato come tensioattivo anionico: è un sale detto così poiché la sua parte carica negativamente ha potere tensioattivo. È quindi costituito da una lunga catena di atomi di carbonio e termina con un gruppo solfonato. Se lo SLS è di origine completamente naturale, lo SLES è un suo parente denominato Sodio lauriletere solfato ma noto anche come Sodium laureth sulfate. La molecola differisce per la sua lunghezza, proprio in virtù dell’aggiunta di molecole di ossido di etilene di derivazione dal petrolio.
Il costo di SLS e SLES è davvero molto basso, ecco perché i due ingredienti sono particolarmente utilizzati nel campo dell’industria dei saponi. Ultimamente note al grande pubblico per una vera e propria campagna mediatica negativa, probabilmente frutto più delle logiche del marketing che delle evidenze scientifiche, le due sostanze costituiscono dei sali dalle funzioni tensioattive. La loro funzione è ridurre la tensione superficiale dei liquidi presenti intorno allo sporco per avvilupparlo all’interno di una micela che viene lavata via dall’acqua. Riassunto in poche parole, sono il motivo per cui un sapone riesce a lavare.
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Dove li troviamo?
Assodato che lo SLS può essere pericoloso per la sua aggressività – solo nel caso in cui il detergente venga utilizzato in continuazione – e considerato che il massimo rischio può essere associato alle possibili infiammazioni della pelle – ma che non è stato dimostrato alcun potere cancerogeno -, è bene ricordare alcuni prodotti nei quali è più probabile trovare il Sodium Lauryl Sulfate. È ovvio che, in virtù di quanto precisato più sopra, lo SLS può essere accompagnato dallo SLES allo scopo di mitigarne l’aggressività per lo strato più esterno della cute.
I detergenti ad alto tenore di schiuma sono i prodotti perfetti per l’uso di SLS e SLES; le molecole assicurano una grande quantità di schiuma restituendo una maggiore prestazione al sapone. Gli shampoo devono evitare la presenza di queste sostanze, il loro effetto potrebbe essere dannoso a carico del bulbo pilifero e del cuoio capelluto, soprattutto in caso di secchezza della cute. Un’altra categoria sono i detergenti per le stoviglie; la loro presenza garantisce un buon tenore di schiuma. La reale virtù di SLS e SLES è nella giusta misura, ecco perché non serve temerli.
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